venerdì 8 febbraio 2008

Il coraggio di Donadoni




Non lo dico per fare il paraculo. Donadoni non è un Dio, ma è un allenatore coraggioso. Un allenatore del quale a volte si fatica a capire certe convocazioni, certe scelte, ma al quale va riconosciuto il coraggio di saper prendere e seguire una strada, un ideale.

Il ct azzurro ha saputo guidare, nonostante la relativa inesperienza internazionale, gli azzurri fuori dalla crisi post-mondiale. L'Italia, dopo un inizio difficile nelle qualificazioni, ha saputo superare in volata Scozia e Francia, agguantando il primo posto e il biglietto per l'europei alpino. Donadoni ha operato diverse scelte difficili e impopolari, dall'esclusione di Del Piero alla mancata convocazione di Cassano (per ora..), Giuseppe Rossi...

Il punto è che Donadoni ci ha messo la faccia. Donadoni sta guidando una nazionale campione del mondo, ha tutti gli occhi su di sè. Sa che la critica lo aspetta la varco. Sa di raccogliere un eredità pesante come quella di Marcello Lippi.

In Austria e Svizzera, l'Italia punterà forte su 4 elementi chiave: Buffon, una sicurezza tra i pali, Cannavaro, uno dei difensori centrali migliori del mondo, Pirlo, il più grande organizzatore di gioco d'Europa ed infine il "panzer" Luca Toni, immarcabile sulle palle alte, fortissimo nel gioco di sponda a favorire l'inserimento degli esterni.

Abbiamo un'identità nuova rispetto al mondiale di Germania. Frutto di scelte coraggiose (tra le quali non chiamare Nesta in nazionale [può starsene a casa beato e tranquillo]), frutto del lavoro del nostro nuovo, criticato (com'è giusto che sia in Italia) ct Roberto Donadoni. Comunque vada, buona fortuna Roberto, dal cuore.

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