lunedì 21 settembre 2009

Zinedine Zidane: tutta la forza, tutta la debolezza del genio



Zinedine Zidane verrà ricordato dai più giovani appassionati di calcio come quello della testata a Marco Materazzi, mentre i veri intenditori lo ricorderanno come uno degli ultimi grandi numeri dieci, uno di quelli capaci di essere i leader nel gioco di una squadra.

Zizou è sempre stato il fulcro del gioco in ogni squadra dove ha giocato: nel Bordeaux, nella Juventus, nel Real Madrid e ovviamente nella nazionale francese, campione d’Europa e del mondo. Con lanci, finte, aperture proverbiali, fraseggi e una varietà di finezze incredibili era capace di prendere per mano la squadra e guidarla verso il successo. Non è un caso che a Madrid sia ricordato come uno dei più grandi di sempre, in una piazza dove di grandi se ne sono visti davvero tanti. Ma Zidane è Zidane.

Zizou si fa notare per la prima volta a livello internazionale in uno scontro della UEFA 1996 tra il suo Bordeaux e il Milan di Baggio, Savicevic e Weah. Dopo aver perso 2-0 a Milano, i francesi guidati dal giovane Zidane (24 anni all’epoca) ribaltano il risultato al ritorno con tre reti. Quel Bordeaux perderà poi la finale contro il Bayern di Monaco.
Dopo un europeo non esaltante (la Francia viene ingiustamente eliminata dalla Repubblica Ceca di Nedved e Poborsky), Zidane è pronto per vestire la casacca della Juventus e vincere lo scudetto, la supercoppa europea e l’intercontinentale e disputare la sua prima finale di champions a Monaco contro il Borussia Dortmund di Sammer e Riedle (che trionfa sui bianconeri con un netto 3 a 1).

L’anno seguente la Juventus difende il titolo di campione d’Italia e arriva un’altra volta in finale di Champions. I bianconeri vengono però sconfitti ancora una volta dal Real Madrid, con Mijatovic che segna il gol decisivo. Il 1998 è però l’anno dei mondiali di Francia e Zidane è chiamato a guidare i francesi al trionfo casalingo. La nazionale transalpina non disputa la fase finale di un mondiale dal 1986, ma la fiducia della nazione nelle capacità del gruppo di Aimeè Jacquet è alta e ci si attende il riscatto dopo l’eliminazione shock del 1993 (eliminazione da USA’94 ad opera della Bulgaria).

Zizou guida i suoi al roboante successo (3-0) sul Sudafrica, ma si fa espellere nel match seguente contro l’Arabia Saudita (battuta tra le altre cose per 4 a 0) a causa di uno stupido fallo di reazione. Il fuoriclasse francese viene squalificato per due turni e rientra in campo nel durissimo quarto di finale contro l’Italia, dove i blues passano solo ai calci di rigore (sarà l’unica volta in tutto il torneo). Zidane non brilla neppure nella semifinale, dove è Thuram a togliere la Francia dai guai dopo il vantaggio croato firmato da Davor Suker. In finale però è lui a segnare i due gol che mettono in ginocchio il Brasile del fenomeno Ronaldo e ad ispirare la manovra dei blues. Per Zidane questo successo varrà la conquista del pallone d’oro e del Fifa World Player.

Dopo un 1999 anonimo, che vede la Juventus in forte affanno in campionato, il 2000 e il 2001 sono gli anni in cui Carlo Ancelotti disegna una squadra su misura per Zinedine. Se in campo internazionale i match dei bianconeri non sono nulla di esaltante, in serie A la vecchia signora viene fermata solo dalla sfortuna e dalle contingenze: nel 2000 è il gol di Calori nell’acquitrino di Perugia a negare lo scudetto alla Juventus, l’anno seguente una serie di circostanze (gol di Nakata nel 2-2 giallorosso a Torino, capolavoro di Baggio al Delle Alpi… ) impedisce ancora una volta a Zidane di vincere il terzo scudetto dopo quelli del 1997 e del 1998 e fa volare il titolo verso la capitale.

Nonostante questi insuccessi a livello di club, Zidane è però oramai considerato il più forte calciatore del mondo (anche perché Ronaldo non se la passa di certo bene) e nel 2000 guida la nazionale francese ad un altro strepitoso successo. L’Europeo del 2000 vede i galletti tra i favoriti e i francesi non deludono le attese: dopo il 3 a 0 iniziale rifilato alla Danimarca è la vittoria con la Repubblica Ceca a regalare ai transalpini il passaggio del turno, tanto che la partita seguente (che vede l’Olanda padrona di casa battere i campioni del mondo) permette ai blues di fare un ampio turnover.
Nei quarti di finale Zidane segna un grandissimo gol su punizione (contro la Spagna, battuta per 2 a 1) e guida i suoi nella semifinale contro il temibile (ma incompiuto) Portogallo di Figo e Rui Costa, mettendo a segno il rigore decisivo nei tempi supplementari. Nella finale di Rotterdam contro gli azzurri (usciti vincenti da una eroica semifinale contro un’Olanda nettamente superiore sul piano del gioco) l’equipe de France va in svantaggio e a 30 secondi dalla fine sembra tutto finito. E’ però ancora Zidane a dare il la alla manovra dei blues che pareggiano in pieno recupero con Wiltord e compiono il sorpasso grazie a David Trezeguet (futuro centravanti della Juventus).
Per Zidane a fine anno c’è il Fifa World Player, mentre il pallone d’oro gli viene negato (probabilmente) per colpa di una testata rifilata ad un mediano tedesco durante l’incontro Juventus-Amburgo di Champions League (sarà Luis Figo, neo acquisto del Real Madrid campione d’Europa, ad alzare il trofeo).

Nell’estate 2001 il francese passa al Real Madrid per la cifra record di 148 miliardi di lire. Mentre la Juventus impiega questi introiti per rifare la squadra con Nedved, Buffon e Thuram, tornando al successo in campionato, il Real madrid torna sul trono d’Europa grazie soprattutto a Zinedine Zidane, assoluto protagonista del torneo continentale.
Se l’immagine che resta nella memoria di tutti è la voleè di Zizou in finale a Glasgow contro il Bayer Leverkusen, non sono da dimenticare altre perle come il pallonetto che mette k.o. il Barcellona al Nou Camp. Zidane diventa così simbolo del Real Madrid, più di tutti gli altri galacticos (Ronaldo, Beckham, Owen, Figo) che nel periodo 2000_2004 arriveranno a vestire la maglia merengue del club madrileno.

Nell’estate 2002 la Francia è chiamata a difendere in Corea e Giappone il titolo di campione del mondo. Zidane, reduce da un infortunio dopo l’amichevole vinta per 3 a 2 contro i coreani, non gioca i primi due incontri che vedono i transalpini sconfitti dal sorprendente Senegal e fermati sullo 0-0 da un cattivissimo Uruguay. Il colpo di grazia viene assestato ai galletti dalla Danimarca che verrà poi travolta dagli inglesi negli ottavi. Il mondiale vede così il trionfo del redivivo Ronaldo, che con 8 reti nel torneo (nessun giocatore dopo Gerd Müller nel 1970 ne aveva segnate più di 6 nella rassegna iridata) fa capire al mondo di essere tornato davvero grande dopo 4 anni contrassegnati dalla sfortuna più pura.

L’ultimo quadriennio della carriera di Zidane è caratterizzato da qualche successo con la maglia Real (supercoppa europea 2002, intercontinentale 2003, Liga 2003, supercoppa spagnola 2003), dalla vittoria del terzo Fifa World Player (nel 2003) ma anche da tante occasioni mancate. Il Real è ormai una gruppo di grandi stelle, ma completamente priva della coesione necessaria per raggiungere i successi ai quali un gruppo di queste potenzialità potrebbe ambire. Non mancano partite meravigliose come il 4-2 rifilato al Barcellona di Ronaldinho o le giocate spettacolari di Ronaldo e Zizou, ma un insieme di eventi non permettono ai blancos di vincere nulla: il primo progetto galacticos di Fiorentino Perez fallisce nei risultati.

Zidane è però anche il capitano della nazionale francese dalla quale decide di ritirarsi al termine della fallimentare spedizione in Portogallo per gli europei del 2004, dove i blues devono arrendersi clamorosamente alla Grecia (poi campione d’Europa), che con la partita della vita costringe l’armata di Lemerre alla resa.
La storia di Zinedine con la maglia della nazionale francese non è però finita qua. A pochi mesi dal mondiale di Germania, Zizou annuncia il suo ritorno per aiutare la nazionale del neo ct Raymond Domenech a portare sugli champs elysee la coppa. Zidane parlò nello specifico di “un sogno” nel quale una “voce irresistibile” gli ordinava di tornare in nazionale: letta oggi fa quasi sorridere.

Il torneo non comincia bene per la Francia: imbrigliata a dovere nel debutto contro la Svizzera e raggiunta dalla Corea del Sud quasi al 90’ (Park Ji Sung pareggia la rete di Thierry Henry), i francesi raggiungono a fatica gli ottavi grazie al successo 2-0 contro il Togo di Adebayor. Ad attendere i blues agli scontri diretti c’è la spumeggiante Spagna diretta da Luis Aragones, la quale si presenta al match con il netto favore dei pronostici: troppo brutta la Francia di Domenech vista finora, troppo brutto Zinedine Zidane e troppo poco incisiva la manovra transalpina per poter impensierire le furie rosse.

E’ però qua che Raymond Domenech gioca il jolly: anziché mettere in panchina Zidane come tanti “esperti” chiedono a gran voce in patria, il ct francese decide di mettere il fantasista al centro della manovra. Rinunciando ad una punta (David Trezeguet) la Francia passa al 4-2-3-1, Zidane è ora affiancato sulla trequarti da Florent Malouda e dalla spettacolare ala del Marsiglia Frank Ribery, mentre davanti a sé ha una punta di classe come Henry, bravo a costruire la manovra e a segnare.
La Spagna, dopo aver risposto al primo gol francese di Ribery deve arrendersi alla Francia e a Zidane che firma il gol del 3 a 1 definitivo.

La risorta armata francese si trova di fronte al Brasile di Ronaldinho, grande favorito per la vittoria mondiale. Trovandosi di fronte ad una squadra di fenomeni, Zidane si esalta e sforna una delle più belle prestazioni da parte di un giocatore in una world cup. Un repertorio di finte, sombreri, tocchi deliziosi: il meglio del meglio, il riassunto perfetto di ciò che Zizou è.
L’incontro viene deciso da Henry che infila i verdeoro sfruttando al meglio un assist su punizione del solito Zidane, il quale torna ad segnare contro il Portogallo (che come al solito non difetta di qualità tecniche, quanto di incisività), stavolta su calcio di rigore: la Francia è in finale, contro l’Italia.

I francesi sono ora i favoriti, ricordano quasi l’Italia del 1982: ad un passo dall’eliminazione nel girone ma inarrestabile dopo il passaggio del turno. Il 9 luglio del 2006, all’olympiastadion di Berlino va in scena una delle finali più sorprendenti della storia della Coppa del Mondo. I francesi partono forte e quando Malouda viene atterrato in area da Materazzi, è Zidane ad andare sul dischetto e sfidare Gigi Buffon. Se c’è un rigore che riassume tutta la carriera di Zidane è proprio questo: Zizou sa che questa sarà la sua ultima partita e sa che ha di fronte il portiere più forte del mondo.. ma ha il coraggio e la sfrontatezza tipica di un ragazzino, nonostante i 34 anni, e si esibisce in un cucchiaio che spiazza in pieno il portierone azzurro e tutta la platea mondiale (a memoria credo che mai Zidane avesse tirato prima un rigore in questo modo).

Tutto sembra in discesa per i francesi, che al settimo minuto si trovano già avanti, inoltre sono 28 anni che l’Italia non batte la Francia. Tutto rema contro gli azzurri, ma l’Italia acciuffa il pareggio grazie ad uno stacco imperiale di Marco Materazzi. La partita prosegue seguendo un copione ben chiaro: il gioco è in mano ai francesi, i quali non riescono però ad essere veramente incisivi, anche perché Cannavaro non lascia scampo a Thierry Henry. L’Italia riesce tuttavia a farsi pericolosa e a Toni viene annullato un gol per un millimetrico fuorigioco (i dubbi comunque restano), ma la grande occasione capita a Zidane che dopo aver aperto sulla destra per Sagnol si lancia in mezzo all’area a raccogliere il cross del compagno di squadra: un grande Buffon alza l’incornata sopra la traversa e tutta Italia tira un sospiro di sollievo.

Ma il sollievo più grosso viene dato da Zidane, il quale risponde con una testata alle offese reiterate di Materazzi. Mentre l’azzurro diventa di fatto un eroe nazionale (la vita è strana), Zidane viene giustamente espulso: l’immagine di Zizou che abbandona il campo lasciandosi alle spalle al coppa del mondo è di fatto l’anticipazione di come finirà lo scontro dopo i calci di rigore. Mentre Trezeguet prende la traversa, gli azzurri dimostrano di essere dei cecchini infallibili: al rigore di Grosso l’Italia esplode di gioia e Cannavaro può così sollevare la coppa e lanciarsi verso la conquista del pallone d’oro. Zizou si consola facendo suo il titolo di miglior giocatore del mondiale.

In conclusione possiamo dire senza mezzi termini che la carriera di Zidane è stata caratterizzata da un alto rendimento, costante e con picchi mostruosi. Non è stato un grande marcatore ma è stato un giocatore che ha segnato un sacco di gol pesanti: esattamente come è nelle corde dei grandi campioni. E’ rimasto ai vertici per tantissimo tempo, anche grazie ai pochi infortuni subiti. Ha incantato le principali platee di tutto il mondo, ma ha chiuso la carriera in una maniera poco gloriosa, sbagliando a rispondere alle provocazioni (vili) di Materazzi.
Per me, in ogni modo, Zidane rimane uno dei più grandi campioni che abbia mai visto, del passato e del presente. D’altronde un giocatore nominato per 3 volte miglior giocatore del mondo dalla FIFA, miglior giocatore europeo di tutti i tempi nel 2004 dalla UEFA e che ha vinto tutto ciò che c’era da vincere non potrebbe essere considerato altrimenti. Neanche con tutta la fantasia possibile.

La rivincita di Clarence





La storia più bella di questa settimana calcistica riguarda Clarence Seedorf, uno dei giocatori più discussi senza motivo alcuno negli ultimi anni. L’olandese, scuola Ajax, è dal 1994 uno dei più forti centrocampisti d’Europa. Negli ultimi 15 anni ha vinto 4 coppe dei campioni (5 addirittura se contiamo quella del 2000 con il Real Madrid), svariati campionati e coppe. Eppure è sempre oggetto di critiche, viee sempre messo in discussione.

Ora, aldilà del gol che ieri ha permesso al Milan di archiviare la pratica Bologna (che poi per il Milan sembra non essere mai una pratica una partita contro una “piccola”) e aldilà della prestazione superba contro l’Olimpique Marseille, Seedorf sono anni che si allena, cambia ruolo in continuazione senza rompere i coglioni a nessuno (non come ha fatto Kakà negli ultimi anni al Milan), segna gol pesanti e rifornisce assist ai compagni. Ha quantità e qualità, corsa e incisività: qualità rare. Seedorf sopporta le critiche in silenzio (di coloro che di calcio non capiscono nulla), le calunnie dei più (si veda a tal proposito la polemica del cambio con Gattuso nel derby, dove Seedorf aveva come unica colpa quella di essersi andato a riscaldare nel tunnel) e fa il suo dovere. Gli altri chiaccherano, sbagliano gol fatti sotto porta, fanno spot televisivi e scenate isteriche in mezzo al campo.

Riassumendo: si dice che Seedorf non sia costante nelle prestazioni, a me pare che più di una volta siano stati altri a non rendere come ci si aspettava e che il buon Clarence abbia dovuto mettere una pezza per tutti.

Per quanto riguarda il resto della serie A, continua a volare la Samp di Cassano (non oso immaginare i titoli della gazzetta se la prestazione del barese fosse stata fatta da Del Piero o Ronaldinho) che raggiunge così una coriacea Juventus in testa al campionato. L’Inter passa a Cagliari pur non meritando il successo, conquistando così punti preziosi in ottica campionato. La Roma stende la Fiorentina con Totti protagonista dopo le critiche futili di Ranieri, il Genoa dimostra di non poter reggere un turnover massiccio e viene battuta a Verona, il Bari demolisce l’Atalanta e il Catania fa suo il match contro la Lazio. Il Palermo torna a casa da Parma con zero punti, mentre sabato il Napoli ha dimostrato di non essere una squadra che può ambire a grandi traguardi (almeno per ora).

giovedì 17 settembre 2009

I giornata di Champions: impressioni sparse




Dopo la prima giornata di champions è già tempo di raccogliere le prime impressioni circa ciò che si è visto su tutti i campi d’Europa e dare qualche valutazione libera.

Real Madrid 8_ I vari catenacciari e amati della tattica stanno già sperando che il progetto galactios II fallisca miseramente. Nonostante io non condivida assolutamente la campagnia acquisti di Fiorentino Perez e nonostante il mio amore per il Barcellona, devo ammettere che il Real martedì mi è piaciuto davvero tanto. Le punizioni e le accelerazioni di Ronaldo fanno paura e da sole valgono il prezzo del biglietto, Raul è eterno, Kakà meraviglioso come non si vedeva da tempo… Ovviamente una squadra così finisce per pagare qualcosa a livello difensivo, ma que pedazo de equipo! Spettacolo puro, per contrastare l’egemonia anglo-catalana in Europa.

Milan 7_ Duro a morire e aggrappato alle magie di Seedorf e ai colpi letali di Pippo Inzaghi. E’ l solita squadra esperta da Champions che può togliersi qualche soddisfazione. Difficile che possa ambire al trionfo finale, ma mai dire mai…

Juventus 6_ Iaquinta quest’anno farà una caterva di gol ma la Juventus ha bisogno di Diego per il salto di qualità in Europa. In Italia puoi vincere molte partite giocando con poca qualità e molta grinta, in Europa non è così. Da rivedere.

Bayern Münich 7_ I crucchi sono partiti bene. Se continuano a tenere Toni in panchina possono seriamente puntare ad un gran risultato in Champions. Müller potrebbe essere la grande rivelazione (anche se si è già fatto conoscere) dell’anno.

Chelsea 6.5_ Continua a vincere. Poco altro da dire, se non che il Chelsea dopo le prestazioni degli ultimi anni merita una Champions più di tutti.

Inter 5_ Non è ancora a livello dei top team europei, ma mi sembra più forte dello scorso anno. L’obbiettivo deve essere quello di passare lo scoglio degli ottavi di finale per poi lottare con il coltello fra i denti. Se Eto’o e Milito faranno ciò che da loro ci si aspetta, l’Inter diventerà temibile negli scontri diretti.

Barcellona 6_ Ok, grande possesso palla e grande lezione di possesso palla.. ma alla fine di gol non se ne sono visti.. e sinceramente non mi ha mai dato l’impressione di poter fare gol da un momento all’altro. Merito anche di un Inter che si è difesa alla morte, ma anche di un Ibrahimovic inconcludente e fuori dal gioco. Se lo svedese diventerà più cattivo sotto porta e migliorerà l’intesa con i compagni rivedremo il grande Barcellona. Dipende molto da lui.

Manchester 6.5_ Vittoria molto pragmatica. Era importante partire bene e mettere qualche punto in cascina. Ci si aspetta qualcosa di più.

domenica 13 settembre 2009

Sogno di settembre




Non ho mai nascosto la mia simpatia per la Sampdoria, la squadra dove gioca il più grande talento calcistico italiano, Antonio Cassano, anche quest’oggi decisivo con un assist per Mannini nello 0-1 che permette alla Samp di espugnare Bergamo e raggiungere la Juventus in testa alla classifica. Ora, difficilmente la Sampdoria potrà lottare realmente con Juventus e Inter (il Milan al momento è in uno stato semicomatoso quindi eviterei di metterlo nel novero delle pretendenti al titolo), però a conti fatti sognare non costa nulla.

L’ultima grande sorpresa (dove con il termine “sorpresa” intendo una squadra capace di giocare un vero ruolo da outsider) del campionato italiano fu il Chievo Verona della stagione 2001_2002, una squadra la cui formazione titolare comprendeva gente del calibro di Perrotta, Corini, Marazzina, Lupatelli, Eriberto (che si scoprì poi avere un altro nome e qualche annetto in più) e molti altri.. Non c’erano dei grandi fenomeni, c’era però un grande spirito di squadra, tanta voglia di lavorare e qualche ragazzo (come Perrotta e Barone) che sarebbe diventato campione del mondo 4 anni dopo. Quel Chievo chiuse quel campionato al 5° posto, dopo essersi concesso il lusso di mettere in difficoltà la Juventus (poi campione d’Italia dopo il famoso 5 maggio) e di espugnare San Siro battendo l’Inter di Christian Vieri (e bloccandola sul 2 a 2 al Bentegodi rubò ai nerazzurri quei 5 punti che le avrebbero permesso di vincere il titolo in carrozza).

Quel Chievo, nominato non a caso “dei miracoli”, che faceva della spinta sulle fascie di Eriberto e Manfredini la sua arma principale (anche se sarebbe un delitto non ricordarsi della velocità di Marazzina e dei colpi di testa di Corradi) aveva come allenatore un certo Gigi Delneri, il quale ora occupa la panchina blucerchiata. A differenza di 8 anni fa il tecnico friulano può ora contare su una rosa qualitativamente migliore e su una coppia-gol che promette scintille da qui fino a Maggio. Cassano in particolare vorrà dimostrare tutto il suo valore per far cambiare idea in extremis a Lippi in chiave convocazione mondiale.

Finora la compagine Doriana ha piegato nell’ordine Catania, Udinese e Atalanta, poca roba magari, ma intanto ha messo in cascina 9 punti che fanno comodo e permettono di sognare. Sono passati quasi vent’anni dai tempi in cui Mancini e Vialli portarono lo scudetto sotto la lanterna, ne sono successe di ogni, ma tutt’oggi sono storie come quelle di quella squadra del 1991 a dare magia e passione al campionato che una volta veniva definito “il più bello del mondo”. Non so se la Samp lotterà davvero per lo scudetto fino alla fine, ma francamente ci spero davvero.

venerdì 11 settembre 2009

Verso il Sudafrica




Finalmente stiamo rivedendo un’Italia decente dopo un 2009 orribile che ci ha visto uscire sconfitti (e non di misura) dagli scontri con il Brasile in amichevole a Londra e in Sudafrica alla Confederation’s cup (dove gli azzurri hanno perso 3 a 0, ma semplicemente perché i verdeoro hanno giocato un tempo e basta..). La vittoria netta e meritata contro la Bulgaria ha ridato un minimo di morale ai nostri, che ora devono chiudere il discorso qualificazione a Dublino a casa del Trap.

Io non sono un sostenitore di Lippi, al quale riconosco una gran capacità nel motivare i giocatori a disposizione (non ci riescono in tanti) ma che non reputo a livello di altri grandi allenatori italiani e non. Detto questo, una possibilità su 20 di vincere il mondiale ce l’abbiamo e molto, più per noi che per altri poichè facciamo del pressing e dell'aggressività la nostra arma principale, dipenderà dalla condizione fisica dei nostri a Giugno del prossimo anno.

La base della nostra nazionale è l’asse centrale Buffon_Cannavaro_Pirlo. Il primo sta dimostrando di essere formidabile come sempre, il centrale si prepara a guidare con grinta ed esperienza la difesa italiana (anche se quei 36 anni mi fanno un attimo pensare…) , Pirlo è la nostra fonte del gioco. Le novità del match con la Bulgaria è stata l’ottima prova di questo centrocampo muscolare e combattivo, che ha visto protagonisti, oltre a Pirlo e De Rossi, Camoranesi e Marchisio. Potendo contare finalmente su una copertura adeguata e da una buona circolazione di palla, Zambrotta e Grosso hanno sgroppato sulla destra e sulla sinistra facendo vedere ottime cose, Gliardino ha corso anche lui come un dannato e ha dato un gran assist a Iaquinta per il suo gol.

Tutto a posto allora? No. Rimane infatti qualche dubbio circa l’eventualità di inserire Antonio Cassano nell’undici titolare, in modo di avere una fonte di gioco più avanzata di Pirlo e De Rossi (ovviamente Cassano andrebbe a prendere il posto di una delle due punte, non di un centrocampista) e di cercare di riforzare ancora di più la mediana con un centrocampista più abile in copertura al posto di Camoranesi (il quale non dovrebbe neanche giocare in nazionale, visto che non si considera italiano). L’uomo ideale sarebbe Perrotta, il quale spero di rivedere presto al massimo della forma e titolare in azzurro.

La partita con la Bulgaria è stata di buon livello, ma siamo ancora lontani dai livelli visti contro l’Olanda e la Germania nelle amichevole che precedettero il mondiale tedesco. Ci sono però i due elementi per colmare questo gap: il tempo e gli uomini.

L’ex c.t. Arrigo Sacchi non è d’accordo su questo ultimo punto e non perde mai l’occasione per ricordare alla nazione come il calcio italiano sia privo di qualità individuali. Occorre precisare che il signor Sacchi pecca di incoerenza, poichè è tra coloro che sostengono che Cassano (il giocatore italiano con più qualità) NON debba essere convocato. Inoltre, visto che la nazionale di Sacchi me la ricordo bene, non credo neanche che Sacchi possa dare lezioni su come la nazionale dovrebbe giocare, visto e considerato che con lui Beppe Signori (bomber stellare) giocava laterale di centrocampo. Su Sacchi a breve scriverò qualcosa, giusto per ricordare i disastri che questo signore ha combinato sulla panchina della nazionale.