mercoledì 27 febbraio 2008

Il leone indomabile


Samuel Eto'o è un grande. Lo dico da anni, senza timore di smentita. E' tornato, dopo infortuni, coppe d'Africa e varie ed eventuali, ed ha subito fatto capire chi sia il più forte attaccante della Liga spagnola. Il camerunense ha difatti segnato la bellezza di 8 gol in sette partita, con una media di un gol ogni 72 minuti.

Sono solo numeri, per carità, ma Eto'o non è importante solo per il quantitativo di reti che è in grado di garantire. E' difatti fondamentale per la manovra dell'attacco blaugrana. Corre tantissimo (d'altronde la frase "corro come un negro per guadagnare come un bianco" è tutta sua) ed assicura dinamismo e incisività in zona gol. Capocannoniere alla coppa d'Africa, ha portato i suoi in finale, dove il Cameroon è stato sconfitto dal meglio organizzato Egitto di Zidan.

Ma Eto'o ha anche molti nemici, a cominciare dalla maggioranza degli spagnoli, che non lo hanno mai visto di buon occhio. Perchè? Perchè dice sempre quello che pensa, come ad esempio che la maggioranza degli spagnoli è razzista, che il razzismo negli stadi è un fenomeno da combattere.

Insomma, è uno che non ha peli sulla lingua. E non li ha avuti neanche in occasione dei festeggiamenti della Liga 2005, quando, una volta impossessatosi del microfono, intonò il celeberrimo coro "Madrid cabròn, saluda el campeon". Un'apoteosi per la Catalunya blaugrana, un'autentica dichiarazione di guerra per i castillani che, a distanza di 3 anni, hanno inflitto una multa di 12000 euro al centravanti africano. Il quale, molto probabilmente non avrà nemmeno battuto ciglio.

Tornando alla Liga, Eto'o sa come trascinare una squadra e sono convinto che sarà l'arma in più del Barcellona in questa seconda parte del campionato. E a Madrid tremano.

martedì 26 febbraio 2008

L'attacco del Degiu

La sconfitta con la Giacomense ha indubbiamente lasciato il segno. Oggi ben tre articoli con 3 contenuti diversi, hanno dato spazio alle reazioni di tre personaggi chiave: il presidente, l'allenatore e l'ex-simbolo (ex non nel cuore dei tifosi).

Il presidente Buffagni dichiara la volontà del Castellarano di programmare la prossima stagione (scelta più saggia non poteva esserci), mister Paganelli dichiara di voler smetter di allenare a partire dalla prossima stagione, Ferdinando De Giuseppe attacca la società per non aver creduto in lui.

Una giornata insomma di un certo spessore mediatico. Colpisce molto l'attacco di De Giuseppe alla società, anche se, sinceramente, non capisco quale sia il problema preciso al quale fa riferimento il Degiu. Mi spiego: parla come se fosse stato scaricato ingloriosamente, quando in realtà la società ha fatto in modo che il bomber di Casina avesse l'opportunità di giocare subito in un'altra squadra.

Ora, sappiamo quanto De Giuseppe non abbia mai digerire il divieto impostogli dalla società in occasione della finale del montagna, sappiamo quanto la parola d'onore abbia importanza per lui, però ho come l'impressione che manchi un pezzo fondamentale per comprendere le accuse del Degiu ("A Castellarano tutti sanno ma nessuno parla").

Attendiamo delucidazioni a riguardo. A partire da domani mattina, quando è attesa una risposta della società in merito a queste tematiche importanti.

domenica 24 febbraio 2008

Giacomense_ Castellarano 2-0

Addio sogni (se mai ne fossero rimasti) di promozione. Quest'anno, salvo miracoli nei playoff (Dio ce ne scampi), il Castellarano rimarrà in Serie D. Come probabilmente è giusto che sia. Problemi tattici e fisici non permettono a questa squadra, dotata di una rosa di tutto rispetto, di dare il massimo.

Difficile spiegare l'involuzione di Pigoni, di Fraccaro, di Guazzo, dando solo la colpa al singolo. La verità è che la situazione a Castelarano è sfuggita di mano. Il cambiamento della rosa non ha prodotto i risultati sperati, la partenza di Dallari ha lasciato i rossoblu senza un vero leader in mezzo al campo, lo stop forzato di Foschini ha tolto al centrocampo un probabile erede spirituale del mitico Omar... Non ci può essere un capro espiatorio. Sicuramente anche Marco Paganelli ha le sue colpe, ma non può essere solo lui il colpevole. Così come non è possibile spiegare l'involuzione di molti elementi della rosa.

E' un' analisi che francamente, a causa della mia assenza semestrale al Ferrarini, non posso ancora fare con la dovuta lucidità. Vedremo in futuro di capirci qualcosa di più.

Tornando alla partita, non si può dire che il Castellarano non sia mai stato in partita. Nella prima parte di gara la prova dei nostri è stata in linea con quella della Giacomense. Poi il crollo sotto i colpi di Nicolini, il rientro tardivo di Rispoli e Bellesia e un finale di gara da tagliarsi le vene dall'allegria.

Passiamo alle pagelle:

Gadignani 6.5_ Bravo a salvare il risultato con due grandi parate. Sostanzialmente incolpevole sui gol.

Silvestrini 5.5_ Soffre le incursioni di Poletti nel primo quarto d'ora, poi ci mette la grinta e l'impegno. Viene dalla sua fascia l'inserimento in occasione del primo gol dei romagnoli.

Pigoni 6_ D'incoraggiamento. Nel primo tempo si propone in avanti più volte, ma ottiene scarsa collaborazione da parte di Guazzo. Nella seconda parte si dedica maggiormente alla copertura.

Fraccaro 5.5_ Sbaglia molti palloni all'inizio. Ci si aspetta di più da lui, anche se, forse, soffre per una condizione fisica scarsa e per la scarsa intesa con il reparto d'attacco.

Mayer 6_ Solido e preciso negli interventi. E' una delle poche sicurezze del Castellarano in questo momento.

Coppola 6_ Bravo nel chiudere sugli avanti romagnoli. Con Mayer forma una grande coppia centrale.

Ferretti 6.5_ Lotta come un leone, s'inserisce negli spazi, spinge sulla fascia e sfiora pure il gol del possibile vantaggio reggiano. Gli manca solo il gol, peccato che sia un laterale di centrocampo.

Orlandini 6.5_ Luchador. Recupera una quantità incredibile di palloni. Bravo Billo.

Guazzo 5_ Il punto è che secondo me non è mica scarso questo qua. Solo che: se fa un passaggio e viene intercettato, se prova a saltare l'uomo perde il pallone, se vince un contrasto l'arbitro fischia fallo.... Non sta passando un bel momento, spero riesca a sbloccarsi e a dimostrare il suo vero valore. Deve migliorare l'intesa con la squadra, sennò sono guai.

Terranova 5.5_ Lotta tanto, ma non gioca a i livelli visti contro i crociati una settimana fa. Soffre anche la scarsa intesa con Guazzo.

Mora 5_ Sbaglia molti passaggi. Altro esempio di giocatore involuto. Può dare di più.

Caselli s.v._ Entra per Mayer verso la fine del match.

Bellesia 5.5_ Entra e ci prova. Un diagonale sbilenco e un cross intercettato da Poluzzi sono poco però per avere la sufficenza. Anche se il minutaggio a disposizione di questo ragazzo classe 1987 è stato vermanete scarso. Da rivedere.

Rispoli 5.5_ Nessuno ha la palla di vetro, risulta pertanto difficile saper dire cosa sarebbe successo con lui in campo. Quando ha il pallone tra i piedi dà l'idea di poter sempre combinarne una delle sue. Spara sui piedi di Poluzzi la palla del possbile e temporaneo 1 a 1.

Genio cap. II_ Romario



Romario Souza Faria
Brasiliano
Nato il 29.1.1966
Valutazione 95/100

Quando uno nella sua carriera vince 16 titoli di capocannoniere, tra tornei in Olanda, in Spagna, in Brasile, un olimpiade.... è difficile non considerarlo un grande. Quando poi questo stesso giocatore vince il FIFA World Player, una coppa del mondo e il titolo di miglior giocatore... bè, allora è difficile non considerarlo un grandissimo.

Romario è tutto questo. Un fenomenale centravanti con un fisico da panettiere e lo scatto di una tigre. Romario, eroe brasiliano a Usa '94 (4° titolo della Selecao) con 5 gol e grandi prestazioni. Nei suoi gol c'è rapidità, tanta. L'arte di colpire il pallone un attimo prima di quando farebbe qualsiasi altro attaccante (prendendo in controtempo il portiere) è tutta sua. Verrà ereditata da un certo Ronaldo.

Romario, uno che gli allenamenti (come capita spesso a questi giocatori) non li ha mai amati, un maestro del gioco palla a terra che stacca di testa fra due giganti di 1 e 90, lui alto 168 centimetri, per regalare il passaggio alla finale mondiale al Brasile. Uno che nel 1997 ha dato vita, assieme al suo erede Ronaldo, alla più bella coppia d'attacco della storia del calcio (peccato non averli visti assieme un anno dopo in Francia). Uno che ha superato quota 1000 per quanto riguarda i gol in carriera ( http://it.youtube.com/watch?v=Zx2ZtKdtZ_U ).

mercoledì 20 febbraio 2008

L'ora di Guazzo

Arriva la Giacomense e il Castellarano ha la assoluta necessità di vincere questo scontro diretto. Per la classifica, ma soprattutto per il morale. I 3 punti di Domenica contro i Crociati Noceto possono aver dato fiducia all'ambiente e aver chiarito alcuni dubbi tattici a mister Paganelli.

Simone Rispoli DEVE giocare. Perchè con quell piede sinistro può far male in mille occasioni. Sugli angoli, sulle punizioni, può garantire fantasia, dribbling. E poi corre (si è diffusa la strana teoria che vorrebbe Rispoli come una sorta di "peso" per la squadra, io l'ho visto Domenica e il ragazzo si sbatte), lotta. Può essere lui il vero trascinatore dei rossblu in questo finale. Anche Terranova merita senz'altro un' opportunità in casa della capolista. Ha del talento, ed è la spalla ideale per una ariete come Matteo Guazzo.

Capitolo Guazzo. Le qualità a mio avviso ci sono, manca solo il gol, poi l'attaccante si sbloccherà. E perchè non segnare un bel gol proprio Domenica? E' la punta ideale in un possibile attacco a 3 punte, quello utilizzato lo scorso anno. Nel secondo tempo della gara contro i Crociati, quando Ferretti è stato spostato sulla fascia destra, si è mosso bene, ha dato il pallone a Terranova in occasione del rigore ed ha fornito anche l'assist, fantozziano, in occasione del secondo gol. Poi, certo, ha sbagliato un gol che forse neanche Trezeguet avrebbe fatto (quello della volèe di sinistro), nel primo tempo ha sbagliato tanto. Ma può migliorare. E per farlo ha bisogno di essere messo nelle migliori condizioni possibili.

Il Castellarano può farcela, a patto però che ritrovi il bandolo della matassa. E forse il fatto di incontrare adesso la Giacomense può essere paradossalmente un vantaggio. Vedremo.

domenica 17 febbraio 2008

Only Cassano



da gazzetta.it:
"E' poi così importante vincere ed essere il leader di una grande squadra? Tifo Samp ed anche se non dovessero più tornare i fasti di Vialli e Mancini, almeno quest'anno mi diverto con le giocate di Cassano. Non vinceremo lo scudetto, ma mi godo lo sport più bello del mondo e le sue magie... E cmq ci sono cose peggiori che fare una "cassanata", guardate al doping, la violenza dentro e fuori gli stadi ecc.. Io Antonio lo stimo, persona vera, forse un bambinone, ma almeno ci mette il cuore. Inimitabile."

Lo aveva promesso, e le promesse si mantengono. Cassano ha deciso il derby di Genova, non una partita normale. Lo ha risolto all'87° quando a fornito a Maggio l'ennesima palla-gol dell'incontro. Palla che il numero 7 sampdoriano ha messo in dopo una prima ribattuta.

"Le partite importanti non le sbaglia". Mo dai? Incredibilmente tutta l'Italia calcistica si rende conto di qunto questo ragazzo sia talentuoso. Antonio Cassano, classe 1982. Un 'infanzia difficile, poi l'ascesa calcistica di questo fenomeno tutto made in ITaly, gli anni romani, l'amicizia con Totti poi finita, l'europeo portoghese, il passaggio a Madrid e il ritorno a Genova sponda blucerchiata.

Cassano è straordinario, in tutto quello che fa. Dalle interviste, mai scontate, alle sue giocate, altrettanto imprevedibili. Era dato per finito, è tornato forse più forte di prima, uomo squadra, uomo assist, uomo gol. Oggi si aveva quasi l'impressione che Cassano stesse giocando da solo contro il Genoa. Non si contano le giocate, le magie. I dribbling, i lanci alla Rivera.

Può essere il talento di Bari il 5° punto fermo della spedizione azzurra in Svizzera e Austria? Sì, può esserlo, più di Del Piero, grandissimo anche lui nel match di ieri contro la Roma, ma mai decisivo e leader in nazionale. Possono essere convocati entrambi in Svizzera, ma Cassano deve essere il futuro della selezione italiana. Dev'esser fatto partecipe del progetto in una qualche maniera, perchè uno così non può davvero mancare.

Sta a Donadoni cercare di inserirlo in un gruppo che ha già dimostrato la sua compattezza e quindi la propria forza. Sta a Cassano trascinare l'Italia agli europei di quest'estate per entrare di diritto nella storia.

sabato 16 febbraio 2008

Genio cap. I_ George Best




George Best
Nordirlandese
Top: stagione 1967-68
Valutazione: 94/100

Why George? Perchè? E' quello che si chiedono da un'eternità gli appasionati di calcio inglese. Talento precoce, straordinario come pochi, ma sregolato, al punto di arrivare all'autodistruzione in una maniera altrettanto presto. George Best, morto nel 2005 a Londra, a soli 59 anni.

Nato a Belfast, in Irlanda del Nord, Best era un predestinato, capace di debuttare a soli 17 anni nel Manchester United del 1963, quello che 5 anni dopo la tragedia di Monaco provava a rialzare la testa, quello di Bobby Charlton e Matt Busby (rispettivamente capitano e allenatore), quello che con George Best, sarebbe arrivato sul trono d'Europa nel 1968.

Già, il '68, anno di grazia per George, ala, mezzapunta, molto più semplicemente genio. 28 gol in 42 partite, con vittoria di coppa dei campioni (con gol in finale e semifinale) e pallone d'oro. Era sul tetto del mondo George. Persino Pelè lo definì come il più forte del mondo.

Ma Best aveva 22 anni e fu travlto dal suo stesso successo. Un Beckham degli anni '60 ma con molto più talento. Troppo bello George per passare inosservato alle ragazze, troppo furbo per farsene scappare una. Ci mette poco Best a perdere di vista il calcio e a darsi alle donne e all'alcool. Comincia il rapido declino del più grande talento mai prodotto dalle british isles. L'ultima stagione degna di nota è quella del 1970-71. Il resto è solo tristezza e rimpianto.

Un autorevole giornalista sportivo inglese scrisse: "Ci sono due modi per ricordare George Best: il primo vi causerà rabbia, rimorso, dolore per non aver visto questo immenso giocatore esprimere tutto il suo formidabile ed inarrivabile talento; la seconda vi porterà gioia, un'incredibile stato di estasi e la privilegiata opportunità di aver potuto ammirare uno dei più grandi artisti sportivi mai apparsi sul pianeta". Queste parole di per sè rappresentano l'essenza del talento ribelle, della prima rockstar del calcio.

venerdì 15 febbraio 2008

E se invece...



Ronaldo è stato dato per finito diverse volte nella sua carriera. Tanti sono gli infortuni che hanno messo al tappeto questo talento calcistico sconfinato. Ronnie ha sempre saputo rialzarsi, la storia è ben nota. Ma ora? A 31 anni e mezzo è lecito aspettarsi cosa? Razionalmente Ronaldo ha terminato la propria carriera ieri notte, crollando sul prato di San Siro a causa del crack del proprio ginocchio. Sinistro stavolta.

E così, tra le confessioni di Meersseman ("era già un anno che soffriva con quel ginocchio"), l'ingenuita disarmante di Ancelotti ("è uscito che provavadolore, speriamo che non sia nulla di grave") e la carica del Berlusca, Ronaldo è volato in mattinata a Parigi, dove lo ha operato per la terza volta il dottor Saillant. Il quale non esclude un ritorno del fenomeno (per me rimane tale, alla faccia di tutti i suoi detrattori, quelli che cambiano banidera da un giorno all'altro) sui campi da calcio.

"Tutto dipende da lui". Ora, le tecniche chirurgiche e di riablitazione in 8 anni sono migliorate, ok. Ma si sa. Per uscire da questi infortuni serve per prima cosa qualcosa di più a livello motivazionale. Ronaldo nel 2000 aveva serie motivazioni per tornare. Aveva da vendicare una finale mondiale persa a Parigi (nonostante questo vene eletto come miglior giocatore del mondiale) e uno scudetto perso in maniera quantomeno sospetta.

E adesso? Ronaldo, psicologicamente è ancora quello di una volta? Solo il tempo potrà darci la risposta, ma sento che la storia di Ronaldo non può finire così. Non so perchè, ma è qualcosa che si sente a pelle. Così come non ebbi quest'impressione quella volta dell'olimpico. Certo, ci penso razionalmente e mi dico "non può farcela a tornare". Ma Ronaldo non è normale. Non puoi essere normale e tornare il giocatore migliore del mondo dopo un operazione come quella a cui è stato sottoposto questo calciatore. Un normale si sarebbe fermato, logicamente.

Ma la logica non è qualcosa alla quale guardano i geni. I geni sono quelli che scalano l'Izoard senza guardare il cardiofrequenzimetro (Pantani), sono quelli che nonostante un fisico da pizzaiolo vincono da soli un mondiale (Maradona), sono quelli che fanno esattamente il contrario di ciò che farebbe un "normale". Non mi stupirei quindi in fin dei conti di rivedere Ronaldo tornare a giocare a calcio. La vera forza non sta nel non cadere mai, sta nell'avere sempre la forza di rialzarsi e in questo Ronaldo è maestro.

lunedì 11 febbraio 2008

Beautiful songs: Buonanotte all'Italia/Ligabue



Di canzone in canzone
di casello in stazione
abbiam fatto giornata
che era tutta da fare
la luna ci ha presi
e ci ha messi a dormire
o a cerchiare la bocca
per stupirci o fumare
come se gli angeli fossero lì
a dire che si
è tutto possibile

Buonanotte all’Italia deve un po’ riposare
tanto a fare la guardia c’è un bel pezzo di mare
c’è il muschio ingiallito dentro questo presepio
che non viene cambiato, che non viene smontato
e zanzare vampiri che la succhiano lì
se lo pompano in pancia un bel sangue così
Buonanotte all’Italia che si fa o si muore
o si passa la notte a volerla comprare
come se gli angeli fossero lì
a dire che si
è tutto possibile
come se i diavoli stessero un po’
a dire di no, che son tutte favole

Buonanotte all’Italia che ci ha il suo bel da fare
tutti i libri di storia non la fanno dormire
sdraiata sul mondo con un cielo privato
fra San Pietri e Madonne
fra progresso e peccato
fra un domani che arriva ma che sembra in apnea
ed i segni di ieri che non vanno più via
di carezza in carezza
di certezza in stupore
tutta questa bellezza senza navigatore
come se gli angeli fossero lì
a dire che si
è tutto possibile
come se i diavoli stessero un po’
a dire di no, che son tutte favole

Buonanotte all’Italia con gli sfregi nel cuore
e le flebo attaccate da chi ha tutto il potere
e la guarda distratto come fosse una moglie
come un gioco in soffitta che gli ha tolto le voglie
e una stella fa luce senza troppi perché
ti costringe a vedere tutto quello che c’è
Buonanotte all’Italia che si fa o si muore
o si passa la notte a volersela fare...

domenica 10 febbraio 2008

La storia infinita




18 anni, 18° del secondo tempo, 18'' per segnare sul lancio di Seedorf... Alberto Paloschi difficilmente dimenticherà un esordio così. Così come difficilmente ce lo scorderemo noi. Che diventi un Mannari o un Roberto Baggio, oggi non importa. Resta una storia bellissima che farà sognare tantissimi ragazzi italiani.

Il calcio vive di sogni, come quello di Alberto di vedere la serie un giorno o l'altro. E ce l'ha fatta, regalando anche 3 punti preziosi al Milan con un gol non semplice. Il calcio vive di questo, di storie come quella di Alberto. Ma anche di storie come quella di Mannari, di Baggio, di Del Piero, di Ronaldo, di Kluivert, di Comandini.... Un'infinità di storie che rende più normale, nella sua straordinarietà, l'exploit del giovane bresciano, padrone del suo futuro e dei suoi sogni.

E già ci si immagina la coppia Pa-Pa (Pato-Paloschi). Coppia italo-brasiliana di ragazzini terribili, coppia da Milan insomma. Piedi per terra please. Lasciate inseguire a questo ragazzo i suoi sogni, con la tranquillità che merita.

venerdì 8 febbraio 2008

Il coraggio di Donadoni




Non lo dico per fare il paraculo. Donadoni non è un Dio, ma è un allenatore coraggioso. Un allenatore del quale a volte si fatica a capire certe convocazioni, certe scelte, ma al quale va riconosciuto il coraggio di saper prendere e seguire una strada, un ideale.

Il ct azzurro ha saputo guidare, nonostante la relativa inesperienza internazionale, gli azzurri fuori dalla crisi post-mondiale. L'Italia, dopo un inizio difficile nelle qualificazioni, ha saputo superare in volata Scozia e Francia, agguantando il primo posto e il biglietto per l'europei alpino. Donadoni ha operato diverse scelte difficili e impopolari, dall'esclusione di Del Piero alla mancata convocazione di Cassano (per ora..), Giuseppe Rossi...

Il punto è che Donadoni ci ha messo la faccia. Donadoni sta guidando una nazionale campione del mondo, ha tutti gli occhi su di sè. Sa che la critica lo aspetta la varco. Sa di raccogliere un eredità pesante come quella di Marcello Lippi.

In Austria e Svizzera, l'Italia punterà forte su 4 elementi chiave: Buffon, una sicurezza tra i pali, Cannavaro, uno dei difensori centrali migliori del mondo, Pirlo, il più grande organizzatore di gioco d'Europa ed infine il "panzer" Luca Toni, immarcabile sulle palle alte, fortissimo nel gioco di sponda a favorire l'inserimento degli esterni.

Abbiamo un'identità nuova rispetto al mondiale di Germania. Frutto di scelte coraggiose (tra le quali non chiamare Nesta in nazionale [può starsene a casa beato e tranquillo]), frutto del lavoro del nostro nuovo, criticato (com'è giusto che sia in Italia) ct Roberto Donadoni. Comunque vada, buona fortuna Roberto, dal cuore.

martedì 5 febbraio 2008

Milan, attento a questo!



Emmanuel Adebayor è probabilmente la vera sorpresa del panorama calcistico europeo. Esploso dopo la partenza di Thierry Henry, il cannoniere del Togo ha preso per mano l'Arsenal dell'eterno Wenger e lo sta letteralemente trascinando a suon di gol.

Alto 190 cm (quindi formidabile nel gioco aereo), Adebayor è dotato anche di una notevole tecnica di base, sa calciare con entrambi i piedi, ha la tipica esuberanza di un ragazzo di 23 anni. Ha fame insomma. "Neanche Henry mi toglierebbe il posto da titolare", questa la frase con la quale l'africano ha risposto a chi gli facesse domande circa un possibile (?) ritorno a Londra dell'ex-compagno ora in forza al Barcellona. Frase che venne interpretata e bollata come "arrogante", "irrispettosa", ma che in realtà evidenza il carattere determinato del togolese, la sua caparbietà. Valori insomma positivi.

In premier League è secondo solo al grandissimo Cristiano Ronaldo in quanto a gol, ma lo score di Adebayor è comunque ottimo: 18 gol, ad una sola lunghezza dal fenomeno portoghese. Adebayor è in questo momento una delle punte centrali più forti del vecchio continente. Avremo occasione di vederlo presto contro il Milan campione d'europa. L'ennesimo confronto tra calcio italiano e inglese, sperando che siano i nostri ad avere la meglio, così come nell'altro confronto tra Inter e Liverpool. E sperando che "Ade", ancora a secco in champions, non si sblocchi proprio contro i rossoneri.

domenica 3 febbraio 2008

El triunfo de los llorones en el Montemelò


Mesi fa nel forum di Mymag, avevo definito Fernando Alonso un "piangeraio". Un lloron per l'appunto, uno che quando perde, quando è inferiore piange. Un figlio del partito, un miserabile (come è stato definito dalla stampa inglese). Il fenomeno Alonso è figlio delle aspettative di un intera nazione (sempre ammesso che la Spagna possa considerarsi una sola nazione), dell'arroganza e della maleducazione di un popolo antiamericano a parole, ma che consuma tonnelleate d'acqua per pulire i marciapiedi (quando in realtà basterebbe usare i cestini dei rifiuti per risparmiare acqua e spazzini).

Quello che è successo a Barcellona ieri, non è che l'inizio di ciò che accadrà durante tutto il campionato di formula 1. Un gruppo di 20 cafoni insulterà Hamilton durante tutta la stagione, dando prova di grande civiltà e sportività. Qualcuno potrebbe rispondere "sono solo una minoranza", ma in realtà basta leggere i commenti su marca.com riguardo qualsiasi tema, dal tennistavolo al beachvolley, per capire che campioni d'educazione siano gli spagnoli.

Poi, per carità, ci sono anche le eccezioni, ma trovarle! Ovviamente tutto questo sistema giocherà a favore delle Ferrari, che, silenziosamente stanno affilando le armi per il duello contro i rivali. In tranquillità, senza dare nell'occhio. D'altronde, noi mica abbiamo un Alonso in squadra. Uno che, a partire dall'anno 2006, in concomitanza con il suo protettore Briatore, ha inquinato un ambiente come quello della formula 1, dove qualsiasi gran premio era una grande festa.