domenica 9 dicembre 2007

Prenditi il mondo Kakà!!! E poi l'Italia


"Voglio entrare nella leggenda". Questo il commento di Kakà alla viglia del mondiale per club in Giappone. Mondiale per club disprezzato da molti per il basso livello di squadre su 7, ma che comunque rimane importante a livello di immagine e, di conseguenza, come valore monetario. Il Milan dei vecchietti c'è, chi annovera tra le propria fila giovani forti e invincibile è rimasto fra le nebbie del nord Italia.

Ma non perdiamoci in queste cavolate e torniamo a Kakà. Ci sono momenti della vita in cui ha la grande occasione, come calciatore, di diventare davvero il numero uno. Kakà non è ritenuto il numero 1 al mondo all'unanimità, c'è chi gli preferisce Messi, chi Cristiano Ronaldo.... Ha vinto il pallone d'oro, la champions league da capocannoniere, ma gli manca ancora qualcosa. E che cosa nella fattispecie? Gli mancano quei 7-8 gol in più in campionato che ne farebbero un giocatore super completo, un leader supremo. Già, perchè un conto è segnare 9 gol in champions league, difficile per carità, ma dove si gioca un calcio più aperto, dove viene maggiormente risaltato il colpo ad effetto, un altra è fare quel gol decisivo in campionato che ti permette di portare a casa i 3 punti e pensare con iù tranquillità alla domenica successiva.

Questo concetto è chiaro se pensiamo agli anni '80 quando giocatori con il 10 sulla schiena riuscivano a portare a casa il titolo di capocannoniere. Maradona e Platini (ma anche Zico, troppo sfortunato però) erano due 10 non solo per il numero che portavano sulla schiena, bensì per la fantasia, l'attitudine alla leadership in campo e nello spogliatoio e per la classe innata che avevano nei loro piedi. Ciò che li distingueva ulteriormente era poi l'attitudine al gol, il più delle volte decisivo ai fini del risultato. Avere un Maradona in squadra significava avere il folletto che poteva risolvere il match o girarlo a favore del Napoli. Un vantaggio incalcolabile nel corso di campionati belli e combattuti come quelli degli anni '80.

Kakà può essere erede di questi due fenomeni, ma deve lavorare e duramente. Ha le potenzialità tecniche che giocano a suo favore: un bel tiro, uno scatto pauroso, una gran capacità di saltare l'uomo, una resistenza di corsa fenomenale (nessun numero 10 ha mai avuto la resistenza di Kakà) e un gran fisico che lo rende robusto nei contrasti. Cominciare a segnare gol pesanti, chiudere un campionato con 15 gol come minimo e magari con un numero uguale di assist. Oggi il mondiale per club Ricky, domani la maturazione finale in campionato. Può farcela, e alla grande.

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