lunedì 21 settembre 2009

Zinedine Zidane: tutta la forza, tutta la debolezza del genio



Zinedine Zidane verrà ricordato dai più giovani appassionati di calcio come quello della testata a Marco Materazzi, mentre i veri intenditori lo ricorderanno come uno degli ultimi grandi numeri dieci, uno di quelli capaci di essere i leader nel gioco di una squadra.

Zizou è sempre stato il fulcro del gioco in ogni squadra dove ha giocato: nel Bordeaux, nella Juventus, nel Real Madrid e ovviamente nella nazionale francese, campione d’Europa e del mondo. Con lanci, finte, aperture proverbiali, fraseggi e una varietà di finezze incredibili era capace di prendere per mano la squadra e guidarla verso il successo. Non è un caso che a Madrid sia ricordato come uno dei più grandi di sempre, in una piazza dove di grandi se ne sono visti davvero tanti. Ma Zidane è Zidane.

Zizou si fa notare per la prima volta a livello internazionale in uno scontro della UEFA 1996 tra il suo Bordeaux e il Milan di Baggio, Savicevic e Weah. Dopo aver perso 2-0 a Milano, i francesi guidati dal giovane Zidane (24 anni all’epoca) ribaltano il risultato al ritorno con tre reti. Quel Bordeaux perderà poi la finale contro il Bayern di Monaco.
Dopo un europeo non esaltante (la Francia viene ingiustamente eliminata dalla Repubblica Ceca di Nedved e Poborsky), Zidane è pronto per vestire la casacca della Juventus e vincere lo scudetto, la supercoppa europea e l’intercontinentale e disputare la sua prima finale di champions a Monaco contro il Borussia Dortmund di Sammer e Riedle (che trionfa sui bianconeri con un netto 3 a 1).

L’anno seguente la Juventus difende il titolo di campione d’Italia e arriva un’altra volta in finale di Champions. I bianconeri vengono però sconfitti ancora una volta dal Real Madrid, con Mijatovic che segna il gol decisivo. Il 1998 è però l’anno dei mondiali di Francia e Zidane è chiamato a guidare i francesi al trionfo casalingo. La nazionale transalpina non disputa la fase finale di un mondiale dal 1986, ma la fiducia della nazione nelle capacità del gruppo di Aimeè Jacquet è alta e ci si attende il riscatto dopo l’eliminazione shock del 1993 (eliminazione da USA’94 ad opera della Bulgaria).

Zizou guida i suoi al roboante successo (3-0) sul Sudafrica, ma si fa espellere nel match seguente contro l’Arabia Saudita (battuta tra le altre cose per 4 a 0) a causa di uno stupido fallo di reazione. Il fuoriclasse francese viene squalificato per due turni e rientra in campo nel durissimo quarto di finale contro l’Italia, dove i blues passano solo ai calci di rigore (sarà l’unica volta in tutto il torneo). Zidane non brilla neppure nella semifinale, dove è Thuram a togliere la Francia dai guai dopo il vantaggio croato firmato da Davor Suker. In finale però è lui a segnare i due gol che mettono in ginocchio il Brasile del fenomeno Ronaldo e ad ispirare la manovra dei blues. Per Zidane questo successo varrà la conquista del pallone d’oro e del Fifa World Player.

Dopo un 1999 anonimo, che vede la Juventus in forte affanno in campionato, il 2000 e il 2001 sono gli anni in cui Carlo Ancelotti disegna una squadra su misura per Zinedine. Se in campo internazionale i match dei bianconeri non sono nulla di esaltante, in serie A la vecchia signora viene fermata solo dalla sfortuna e dalle contingenze: nel 2000 è il gol di Calori nell’acquitrino di Perugia a negare lo scudetto alla Juventus, l’anno seguente una serie di circostanze (gol di Nakata nel 2-2 giallorosso a Torino, capolavoro di Baggio al Delle Alpi… ) impedisce ancora una volta a Zidane di vincere il terzo scudetto dopo quelli del 1997 e del 1998 e fa volare il titolo verso la capitale.

Nonostante questi insuccessi a livello di club, Zidane è però oramai considerato il più forte calciatore del mondo (anche perché Ronaldo non se la passa di certo bene) e nel 2000 guida la nazionale francese ad un altro strepitoso successo. L’Europeo del 2000 vede i galletti tra i favoriti e i francesi non deludono le attese: dopo il 3 a 0 iniziale rifilato alla Danimarca è la vittoria con la Repubblica Ceca a regalare ai transalpini il passaggio del turno, tanto che la partita seguente (che vede l’Olanda padrona di casa battere i campioni del mondo) permette ai blues di fare un ampio turnover.
Nei quarti di finale Zidane segna un grandissimo gol su punizione (contro la Spagna, battuta per 2 a 1) e guida i suoi nella semifinale contro il temibile (ma incompiuto) Portogallo di Figo e Rui Costa, mettendo a segno il rigore decisivo nei tempi supplementari. Nella finale di Rotterdam contro gli azzurri (usciti vincenti da una eroica semifinale contro un’Olanda nettamente superiore sul piano del gioco) l’equipe de France va in svantaggio e a 30 secondi dalla fine sembra tutto finito. E’ però ancora Zidane a dare il la alla manovra dei blues che pareggiano in pieno recupero con Wiltord e compiono il sorpasso grazie a David Trezeguet (futuro centravanti della Juventus).
Per Zidane a fine anno c’è il Fifa World Player, mentre il pallone d’oro gli viene negato (probabilmente) per colpa di una testata rifilata ad un mediano tedesco durante l’incontro Juventus-Amburgo di Champions League (sarà Luis Figo, neo acquisto del Real Madrid campione d’Europa, ad alzare il trofeo).

Nell’estate 2001 il francese passa al Real Madrid per la cifra record di 148 miliardi di lire. Mentre la Juventus impiega questi introiti per rifare la squadra con Nedved, Buffon e Thuram, tornando al successo in campionato, il Real madrid torna sul trono d’Europa grazie soprattutto a Zinedine Zidane, assoluto protagonista del torneo continentale.
Se l’immagine che resta nella memoria di tutti è la voleè di Zizou in finale a Glasgow contro il Bayer Leverkusen, non sono da dimenticare altre perle come il pallonetto che mette k.o. il Barcellona al Nou Camp. Zidane diventa così simbolo del Real Madrid, più di tutti gli altri galacticos (Ronaldo, Beckham, Owen, Figo) che nel periodo 2000_2004 arriveranno a vestire la maglia merengue del club madrileno.

Nell’estate 2002 la Francia è chiamata a difendere in Corea e Giappone il titolo di campione del mondo. Zidane, reduce da un infortunio dopo l’amichevole vinta per 3 a 2 contro i coreani, non gioca i primi due incontri che vedono i transalpini sconfitti dal sorprendente Senegal e fermati sullo 0-0 da un cattivissimo Uruguay. Il colpo di grazia viene assestato ai galletti dalla Danimarca che verrà poi travolta dagli inglesi negli ottavi. Il mondiale vede così il trionfo del redivivo Ronaldo, che con 8 reti nel torneo (nessun giocatore dopo Gerd Müller nel 1970 ne aveva segnate più di 6 nella rassegna iridata) fa capire al mondo di essere tornato davvero grande dopo 4 anni contrassegnati dalla sfortuna più pura.

L’ultimo quadriennio della carriera di Zidane è caratterizzato da qualche successo con la maglia Real (supercoppa europea 2002, intercontinentale 2003, Liga 2003, supercoppa spagnola 2003), dalla vittoria del terzo Fifa World Player (nel 2003) ma anche da tante occasioni mancate. Il Real è ormai una gruppo di grandi stelle, ma completamente priva della coesione necessaria per raggiungere i successi ai quali un gruppo di queste potenzialità potrebbe ambire. Non mancano partite meravigliose come il 4-2 rifilato al Barcellona di Ronaldinho o le giocate spettacolari di Ronaldo e Zizou, ma un insieme di eventi non permettono ai blancos di vincere nulla: il primo progetto galacticos di Fiorentino Perez fallisce nei risultati.

Zidane è però anche il capitano della nazionale francese dalla quale decide di ritirarsi al termine della fallimentare spedizione in Portogallo per gli europei del 2004, dove i blues devono arrendersi clamorosamente alla Grecia (poi campione d’Europa), che con la partita della vita costringe l’armata di Lemerre alla resa.
La storia di Zinedine con la maglia della nazionale francese non è però finita qua. A pochi mesi dal mondiale di Germania, Zizou annuncia il suo ritorno per aiutare la nazionale del neo ct Raymond Domenech a portare sugli champs elysee la coppa. Zidane parlò nello specifico di “un sogno” nel quale una “voce irresistibile” gli ordinava di tornare in nazionale: letta oggi fa quasi sorridere.

Il torneo non comincia bene per la Francia: imbrigliata a dovere nel debutto contro la Svizzera e raggiunta dalla Corea del Sud quasi al 90’ (Park Ji Sung pareggia la rete di Thierry Henry), i francesi raggiungono a fatica gli ottavi grazie al successo 2-0 contro il Togo di Adebayor. Ad attendere i blues agli scontri diretti c’è la spumeggiante Spagna diretta da Luis Aragones, la quale si presenta al match con il netto favore dei pronostici: troppo brutta la Francia di Domenech vista finora, troppo brutto Zinedine Zidane e troppo poco incisiva la manovra transalpina per poter impensierire le furie rosse.

E’ però qua che Raymond Domenech gioca il jolly: anziché mettere in panchina Zidane come tanti “esperti” chiedono a gran voce in patria, il ct francese decide di mettere il fantasista al centro della manovra. Rinunciando ad una punta (David Trezeguet) la Francia passa al 4-2-3-1, Zidane è ora affiancato sulla trequarti da Florent Malouda e dalla spettacolare ala del Marsiglia Frank Ribery, mentre davanti a sé ha una punta di classe come Henry, bravo a costruire la manovra e a segnare.
La Spagna, dopo aver risposto al primo gol francese di Ribery deve arrendersi alla Francia e a Zidane che firma il gol del 3 a 1 definitivo.

La risorta armata francese si trova di fronte al Brasile di Ronaldinho, grande favorito per la vittoria mondiale. Trovandosi di fronte ad una squadra di fenomeni, Zidane si esalta e sforna una delle più belle prestazioni da parte di un giocatore in una world cup. Un repertorio di finte, sombreri, tocchi deliziosi: il meglio del meglio, il riassunto perfetto di ciò che Zizou è.
L’incontro viene deciso da Henry che infila i verdeoro sfruttando al meglio un assist su punizione del solito Zidane, il quale torna ad segnare contro il Portogallo (che come al solito non difetta di qualità tecniche, quanto di incisività), stavolta su calcio di rigore: la Francia è in finale, contro l’Italia.

I francesi sono ora i favoriti, ricordano quasi l’Italia del 1982: ad un passo dall’eliminazione nel girone ma inarrestabile dopo il passaggio del turno. Il 9 luglio del 2006, all’olympiastadion di Berlino va in scena una delle finali più sorprendenti della storia della Coppa del Mondo. I francesi partono forte e quando Malouda viene atterrato in area da Materazzi, è Zidane ad andare sul dischetto e sfidare Gigi Buffon. Se c’è un rigore che riassume tutta la carriera di Zidane è proprio questo: Zizou sa che questa sarà la sua ultima partita e sa che ha di fronte il portiere più forte del mondo.. ma ha il coraggio e la sfrontatezza tipica di un ragazzino, nonostante i 34 anni, e si esibisce in un cucchiaio che spiazza in pieno il portierone azzurro e tutta la platea mondiale (a memoria credo che mai Zidane avesse tirato prima un rigore in questo modo).

Tutto sembra in discesa per i francesi, che al settimo minuto si trovano già avanti, inoltre sono 28 anni che l’Italia non batte la Francia. Tutto rema contro gli azzurri, ma l’Italia acciuffa il pareggio grazie ad uno stacco imperiale di Marco Materazzi. La partita prosegue seguendo un copione ben chiaro: il gioco è in mano ai francesi, i quali non riescono però ad essere veramente incisivi, anche perché Cannavaro non lascia scampo a Thierry Henry. L’Italia riesce tuttavia a farsi pericolosa e a Toni viene annullato un gol per un millimetrico fuorigioco (i dubbi comunque restano), ma la grande occasione capita a Zidane che dopo aver aperto sulla destra per Sagnol si lancia in mezzo all’area a raccogliere il cross del compagno di squadra: un grande Buffon alza l’incornata sopra la traversa e tutta Italia tira un sospiro di sollievo.

Ma il sollievo più grosso viene dato da Zidane, il quale risponde con una testata alle offese reiterate di Materazzi. Mentre l’azzurro diventa di fatto un eroe nazionale (la vita è strana), Zidane viene giustamente espulso: l’immagine di Zizou che abbandona il campo lasciandosi alle spalle al coppa del mondo è di fatto l’anticipazione di come finirà lo scontro dopo i calci di rigore. Mentre Trezeguet prende la traversa, gli azzurri dimostrano di essere dei cecchini infallibili: al rigore di Grosso l’Italia esplode di gioia e Cannavaro può così sollevare la coppa e lanciarsi verso la conquista del pallone d’oro. Zizou si consola facendo suo il titolo di miglior giocatore del mondiale.

In conclusione possiamo dire senza mezzi termini che la carriera di Zidane è stata caratterizzata da un alto rendimento, costante e con picchi mostruosi. Non è stato un grande marcatore ma è stato un giocatore che ha segnato un sacco di gol pesanti: esattamente come è nelle corde dei grandi campioni. E’ rimasto ai vertici per tantissimo tempo, anche grazie ai pochi infortuni subiti. Ha incantato le principali platee di tutto il mondo, ma ha chiuso la carriera in una maniera poco gloriosa, sbagliando a rispondere alle provocazioni (vili) di Materazzi.
Per me, in ogni modo, Zidane rimane uno dei più grandi campioni che abbia mai visto, del passato e del presente. D’altronde un giocatore nominato per 3 volte miglior giocatore del mondo dalla FIFA, miglior giocatore europeo di tutti i tempi nel 2004 dalla UEFA e che ha vinto tutto ciò che c’era da vincere non potrebbe essere considerato altrimenti. Neanche con tutta la fantasia possibile.

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